Lenses, whatever their quality, obey the physical laws of optics
Harold M. Merklinger
Il fuori fuoco
I fotografi sanno bene che una delle caratteristiche che distinguono le immagini fotografiche dal disegno o dalla pittura è la questione della messa a fuoco. Quando noi esseri umani guardiamo il mondo che ci circonda, i nostri occhi continuano a correggere la messa a fuoco, con la conseguenza che si tende a vedere tutto sempre a fuoco.
L'obbiettivo introduce l'opportunità di aggiungere selettività nella creazione delle immagini raffiguranti gli oggetti in campo vicino rispetto allo sfondo con un particolare tipo di de-enfatizzazione: il fuori fuoco.
Dal momento che le lenti non sono tutte uguali, anche il loro comportamento nei confronti di ciò che è fuori fuoco cambia: lenti di grande apertura focale (f1.8 o addirittura f1.4) hanno una grande defocalizzazione e profondità di campo ridotta, mentre lenti meno luminose ammorbidiscono semplicemente l'immagine; questa due immagini fatte con un 50mm f1.4 a tutta apertura con il fuoco spostato prima in primo piano, poi in lontananza sono un buon esempio di come lenti molto luminose abbiano un forte fuori fuoco.
Si trovano delle differenze anche tra obbiettivi di pari apertura. I giapponesi hanno "battezzato" questa caratteristica delle lenti come bokeh.
Il bokeh, descrive proprio la caratteristica che una lente possiede nella resa della luce fuori fuoco.
Attenzione a non scambiare il bokeh con la nitidezza; sono due cose diverse. La nitidezza è ciò che succede nel punto di migliore messa a fuoco, il bokeh è ciò che accade lontano dal punto di migliore messa a fuoco, indica come vengono rese dall'obbiettivo le porzioni di fotografia che sono fuori fuoco, descrive una qualità della resa.
Sfortunatamente il bokeh non è direttamente "figlio" della progettazione ottica della lente. Un obbiettivo ideale avrebbe i punti luminosi fuori fuoco come dei cerchi di luce con bordi netti e nitidi, un bokeh ideale avrebbe una resa di questi punti come cerchi sfumati dai contorni morbidi. Il bokeh è un concetto estetico, indica una "qualità" di riproduzione delle zone fuori fuoco che si basa su quanto queste zone fuori fuoco vengono rese in modo più o meno gradevole all'osservazione della fotografia.
I matematici direbbero che l'intensità di distribuzione della luminosità in un cerchio sfuocato è uniforme in una lente tecnicamente perfetta, mentre per un buon Bokeh si preferirebbe avere una distribuzione Gaussiana della luminosità. C'è una area nella quale i fisici non si rispecchiano in ciò che si desidera artisticamente.
Da cosa dipende il bokeh
Sono più d'uno i fattori che determinano il Bokeh di una lente. In primis sappiamo che lavorando con diaframma molto aperto, la profondità di campo diminuisce con la conseguenza che le zone fuori fuoco di una fotografia fatta in tal modo saranno più "morbide". Le sorgenti di luce che restano fuori fuoco nello scatto riproducono nei loro contorni la geometria del diaframma. Se si fa una foto con diaframma completamente aperto le sorgenti luminose puntiformi avranno generalmente aspetto circolare, mentre se il diaframma è parzialmente chiuso si noterà che le luci sfocate avranno un contorno di solito poligonale, dato dalla forma dell'apertura lasciata dal diaframma. La meccanica costruttiva del diaframma (principalmente numero e forma delle lamelle) è quindi uno dei fattori che concorrono al Bokeh, ma non solo; anche la sua posizione all'interno del percorso ottico dell'obbiettivo ha la sua influenza, tanto è vero che esistono lenti con un secondo "diaframma" la cui funzione è proprio quella di controllare il defocus della lente.
Un altro fattore che ha grande influenza sul Bokeh è l'aberrazione sferica delle lenti. Non tutti i raggi luminosi provenienti da una stessa sorgente puntiforme sono a fuoco esattamente sullo stesso piano, in particolare proprio a causa dell'aberrazione sferica, i raggi che hanno il loro percorso ottico lontano dal centro delle lenti, saranno a fuoco in una zona leggermente davanti al piano focale nominale dell'obbiettivo.
Consideriamo per semplicità i raggi luminosi provenienti da una sorgente puntiforme posta sull'asse ottico: a causa dell'aberrazione sferica, i raggi luminosi si focalizzano sull'asse ottico non tutti in un unico punto, ma bensì lungo un segmento; questo da luogo sul piano focale invece che ad un punto (come era la sorgente) ad un cerchio la cui distribuzione della luminosità al suo interno non è generalmente uniforme, ma dipende proprio dalle caratteristiche di aberrazione sferica dell'obbiettivo.
Osservando lo schema si vede subito come chiudendo il diaframma si eliminano i raggi che hanno il percorso lontano dall'asse ottico, si fanno "lavorare" solo le porzioni centrali delle lenti e quindi si aumenta la nitidezza dello sfocato (è noto infatti che chiudendo il diaframma si aumenta la profondità di campo), mentre lo sfocato è più morbido quando si lavora a grandi aperture.
Le sorgenti luminose puntiformi prese ad esempio sono quelle che fanno maggiormente risaltare il Bokeh di una lente, ma il fenomeno è lo stesso per qualunque punto dell'immagine (anche se visivamente è molto meno evidente). Se da un lato quindi è il diaframma che da letteralmente la forma al nostro sfocato, dall'altro sono le caratteristiche di aberrazione sferica della lente che ne determinano la distribuzione di luminosità al suo interno.
Da quanto detto finora si capisce il motivo per il quale gli obbiettivi mirror hanno un pessimo Bokeh. Proprio a causa del loro schema ottico la luce entra nell'obbiettivo da un'apertura anulare. Le porzioni centrali delle lenti in questo caso non vengono utilizzate.
Considerazioni estetiche
Per le ragioni ottiche viste finora e non solo, si deve tener conto del fatto che non sempre è possibile avere a fuoco tutti i piani dell'immagine. Le porzioni di un'immagine che sono a fuoco così come quelle che invece a fuoco non sono, hanno un'importanza notevole sul contenuto delle fotografie che realizziamo. Gli oggetti che risultano fuori fuoco in modo più o meno netto, più o meno piacevole hanno un contributo sull'aspetto generale dell'immagine e sulle sensazioni che ne ricaviamo nell'osservarla.
Se da un lato il bokeh è sicuramente meno importante del potere risolvente o del contrasto di un'ottica, un buon bokeh può far uscire un'immagine dalla mediocrità così come un pessimo bokeh può rovinare un fotografia altrimenti bella.
Credo ci sia un altro motivo per il quale oggi usiamo un termine giapponese per indicare l'aspetto zone fuori fuoco. L'estetica giapponese, che tende ad assegnare allo sfondo delle immagini la stessa importanza del soggetto principale, mentre noi occidentali diamo più importanza al soggetto in primo piano, "trascurando" il resto.
Rimane comunque il fatto che il bokeh è un concetto legato ad una resa estetica, al di la di tutti i possibili modi di effettuare delle misurazioni e valutazioni quantitative del bokeh di una lente, rimane il fatto che ha una inevitabile componente soggettiva.
Alcuni consigli
- Se volete sfruttare il bokeh questi sono alcuni semplici consigli su come affrontare la fotografia in modo da ottenere l'effetto desiderato
- Utilizzare lenti molto luminose a diaframma tutto aperto, minimo f2.8, lavorano meglio
- Impostare la macchina fotografica in priorità di apertura o meglio in modalità interamente manuale
- Utilizzare un tempo di esposizione inferiore ad 1/50 di secondo
- Meglio se il soggetto è ben vicino, avendo uno zoom utilizzarlo alla massima lunghezza focale
- Più lontano è lo sfondo, meglio è
- Assicurarsi che lo sfondo sia quello giusto; sorgenti di luce puntiformi come i fari delle auto o l'illuminazione stradale vanno bene, se invece lo sfondo è più uniforme si avrà solo una normale sfocatura